Bulgaria. Quattro cittadini si danno fuoco per protesta contro la troika

 

È un sacrificio estremo quello in corso in Bulgaria da parte dei cittadini che si immolano in segno di protesta contro corruzione, crisi economica e aumento delle tariffe elettriche volute dall’ex premier Boiko Borisov e dai governi passati su ordine dei tecnocrati di Bruxelles.

Da parte sua il nuovo esecutivo tecnico guidato dal primo ministro Marin Raykov, ha dichiarato che l’attuale esecutivo ha il compito di traghettare il Paese fino alle prossime elezioni previste per il 12 maggio e per questo non assumerà decisioni politiche.

Ma torniamo ai tragici eventi di questi giorni messi in atto come segno estremo di protesta e disperazione.

 

Le telecamere di sicurezza hanno ripreso il momento esatto in cui un cittadino bulgaro disgustato dalla corruzione della sua città natale, situata in una piccola provincia della Bulgaria, si è cosparso con estrema calma di benzina e poi si è dato fuoco davanti alla sede del presidente bulgaro a Sofia. Questa settimana, è il quarto uomo in meno di un mese che ha effettuato la stessa azione disperata di fronte alla sede presidenziale nella capitale.

La scelta di darsi fuoco, un gesto veramente drammatico equivalente a quello di togliersi la vita, che ha già portato alla morte di tre dei quattro uomini, ha una notevole somiglianza con una serie di eventi simili avvenuti circa mezzo secolo fa in Europa centro-orientale, quando per lo più dei giovani intellettuali in segno di rivolta contro il dominio sovietico e comunista, si ribellarono dandosi fuoco e chiedendo libertà e giustizia contro il giogo militare e politico del socialismo reale. Un quarto di secolo dopo la caduta del comunismo in Bulgaria e nell’area orientale del Vecchio Continente, i sogni di prosperità e ricchezza si sono rivelati completamente vani, tanto che questo Paese è il più povero dell’Unione europea. Ancora una volta tutto è stato fatto per soddisfare l’ingordigia dell’iperliberismo dilagante e dell’usura internazionale che specula ignobilmente su tutti i popoli tranne quelli che hanno avuto il coraggio di affrancarsi come quello argentino e venezuelano. Ma le sorprese in negativo non finiscono qui. Un bulgaro su cinque vive infatti al di sotto della soglia di povertà, la disoccupazione è a livelli record, i redditi sono la metà della media europea e il sistema delle tangenti costituisce una realtà ineluttabile della vita quotidiana. Plamen Goranov, di 36 anni, l’uomo che si è immolato per protestare contro la corruzione nella sua città natale, Varna, è morto dopo essersi versato benzina per darsi fuoco davanti al Municipio il 20 febbraio scorso. Lo straziante gesto è stato filmato dalle telecamere di sicurezza mentre si trovava da solo pronto a compiere l’atto estremo. Goranov per questo viene definito come il “bulgaro Jan Palach”, lo studente ceco che si bruciò nel 1969 in segno di protesta contro l’occupazione sovietica della Cecoslovacchia.

(Andrea Perrone – Rinascita – Fonte & Aggiornamenti: bulgari non dimenticano Jan Palach – via Quattro cittadini bulgari si danno fuoco per protestare contro l’austerità ed i diktat della troika | Grida la Tua.

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